creato da G. Visetti * diretto da F. Fontanella
La pizza, le palme e le scope (di Ferdinando Fontanella da: Racconti di un naturalista stabiese - 2010) |
Pizza, palme e scope. Questi tre termini, che indicano rispettivamente la pietanza più celebre della cucina italiana, un gruppo di piante e un manufatto che serve per spazzare, all’apparenza non hanno nulla in comune. Eppure, vi assicuro, esiste un nesso che li unisce indissolubilmente, un legame forte fatto di rispetto per le tradizioni, amore per la natura e onesto e duro lavoro.
Per capire di cosa sto parlando è bene iniziare questo discorso partendo da un posto a noi tutti famigliare, la pizzeria. Un luogo stupendo, puoi entrarci nel pieno della calura estiva o in una gelida sera invernale e la pizzeria ti accoglie sempre con una piacevole sensazione di caldo che sa di buono, quello che solo la legna che brucia può regalare. I nostri sensi sono
inebriati dai sapori e dagli odori, in bocca l’acquolina perché nella mente già pregustiamo la specialità che il pizzaiolo, vestito di candido bianco, di lì a poco ci preparerà.
Il perché e il come si utilizza questo tipo di pianta per realizzare le scope per i forni da pizza mi è stato gentilmente spiegato dal sig. Antonio Gargiulo, esperto impagliatore di Casola di Napoli. Mastro Antonio ha imparato il mestiere da ragazzo quando trascorreva intere giornate osservando gli anziani del suo paese che con abilità realizzavano cesti, panieri, scope, impagliavano fiaschi e damigiane. Questo fino a quando l’avvento dei materiali plastici non ha soppiantato l’utilizzo delle fibre vegetali, relegando il mestiere dell’impagliatore tra quelli in via di estinzione. Tuttavia, la manifattura delle scope da forno ha resistito alla modernità, perché non possono essere realizzate in plastica, la tradizione e il buonsenso vogliono che siano rigorosamente fatte con le foglie di palma. Solo le fibre secche della foglia, di questa pianta, si ammorbidiscono e resistono bene, senza marcire, alla lunga immersine in acqua e all’enorme calore del forno. Per realizzare scope - racconta Mastro Antonio - la specie migliore è la palma di Washingthon (Washingtonia filifera) dalla lunga e flessibili lamina fogliare, all’occorrenza però possono essere usate anche la palma nana (Chamaerops humilis) e la palma comune (Trachycarpus fortunei). La giornata di un costruttore di scope da forno inizia all’alba quando si reca in giro per i paesi a cercare la materia prima da intrecciare. Le foglie di palma sono spesso fornite da giardinieri che fanno lavori di potatura nei giardini pubblici e privati. La realizzazione di una scopa non richiede molto tempo. Mastro Antonio impiega meno di cinque minuti, utilizzando dello spago di canapa per i nodi e semplici attrezzi, che lui stesso ha realizzato adattando allo scopo pezzi di legno, chiodi e fil di ferro, per la pettinatura della foglie. La durata media di questi manufatti è di circa un mese e mezzo una volta consumati però non vanno buttati nella comune immondizia, essendo fatti interamente di materiale vegetale possono essere tranquillamente bruciati insieme alla legna nel forno. Mastro Antonio da anni intreccia scope e le vende per strada, adora fermarsi al belvedere di Pozzano a Castellammare di Stabia, sistema la mercanzia sul cofano e il tettuccio della macchina e nell’attesa che si fermi qualche compratore continua ad intrecciare le sue adorate scope. Con cordialità e pazienza mostra, a chiunque voglia imparare, i suoi attrezzi e le sue tecniche d’intreccio. È diventato una vera e propria attrazione per i numerosi turisti che si fermano al belvedere per ammirare il panorama del golfo di Napoli. Quest’artigiano dai capelli bianchi, la pelle cotta dal sole e le mani torte dagli anni di duro lavoro sembra l’ultimo sopravvissuto di un mondo sparito da tempo. Ma se qualcuno gli chiede se esiste un futuro per il suo mestiere lui risponde deciso "Finché la gente mangerà la vera pizza serviranno scope per pulire i forni a legna e dovrà esserci per forza qualcuno che le intrecci usando rigorosamente foglie di palma". Twitter: @nandofnt (Le immagini a corredo ritraggono l'impagliatore: mastro Antonio Gargiulo) |
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