La
superstizione, per definizione, è considerata il frutto di una credenza
irrazionale, generalmente dettata da ignoranza o da paura, nelle forze
occulte considerate portatrici di influenze negative.
Eduardo De
Filippo era solito dire per sdrammatizzare l’accezione negativa data
alle pratiche apotropaiche, assai diffuse nella sua Napoli, che “Essere
superstiziosi è da ignoranti, ma non esserlo porta male”.
L’aforisma del geniale drammaturgo ha contribuito a proteggere dagli
assalti della razionalità l’universo “magico” di credenze, riti, gesti,
oggetti, che nella loro innocente semplicità assicurano l’essere umano
alla natura e alla storia genitrici.
Nella pratica quotidiana il
superstizioso, più di tutti, si adopera per tenere aperto un canale
comunicativo importante attraverso il quale l’umanità può ancora
sinceramente dialogare con le divinità, i miti e tutto quello che ha
saputo creare con la propria fantasia per sopravvivere all'ambiente in
cui di volta in volta ha abitato.
Animali, piante e minerali sono
da sempre i mezzi maggiormente utilizzati per stabilire il contatto tra
la perigliosa vita terrena e quella soprannaturale della divinità
protettrice.
Uno straordinario, bellissimo e vitale esempio di
quanto appena affermato riguarda alcune pratiche superstiziose relative
al culto di Santa Lucia, venerata dalla Chiesa cattolica, in uso nella
penisola sorrentina e nei Monti Lattari.
Lucia, protettrice della
vista, è colei che porta la luce divina, l'iconografia la raffigura,
infatti, con in mano un piattino dove sono riposti i suoi stessi occhi.
Per gli abitanti del territorio possedere i bulbi oculari della
Santa è garanzia di massima tutela da ogni possibile sventura. Il
potente amuleto ha dunque assunto nell'immaginario collettivo una
duplice forma: per gli uomini che vivono di mare "l'Uocchio 'e santa
Lucia(1)" è l'opercolo
calcareo madreperlaceo che il gasteropode marino Bolma rugosa
usa per chiudere la conchiglia a scopo difensivo, l'oggetto munito di un
gancio va portato sempre al collo; per quelli che vivono di terra
l'occhio di Santa Lucia è la tonda e nutriente nocciola (Corylus
avellana).
Ogni anno a Vico Equense nel
giorno della vigilia di Santa Lucia, dal tetto della trecentesca e
omonima cappella del borgo di Massaquano si tiene il tradizionale lancio
delle nocciole. I frutti, benedetti dal parroco, sono avidamente
raccolti da numerosi fedeli che portandoli a casa si assicurano il
benevolo sguardo della divinità sulle loro vite meravigliosamente
ignoranti.

Note:
1) Soppelsa O., 2016 - Dizionario zoologico napoletano. M. D'Auria
Editore, Napoli.
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