creato da G. Visetti * diretto da F. Fontanella
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Scheda naturalistica Famiglia: Fagaceae Fagus sylvatica L. Nome comune: faggio Common name: common beech Descrizione: albero alto 10-30 m, molto ramoso con chioma espansa. Corteccia liscia, compatta, di colore grigio cenere con chiazze più chiare. Negli esemplari vetusti tronco e rami ricoperti di licheni crostosi e frutticosi. Foglie caduche in autunno, ovali-ellittiche, a margine pressoché intero, da giovani cigliate, di colore verde lucido sopra più chiaro nella pagina inferiore con peli lungo le nervature; spesso le foglie presentano caratteristiche galle di clore verde-rossiccio del dittero Mikiola fagi. Specie monoica, fiori riuniti in amenti: maschili penduli per favorire l'impollinazione ad opera del vento (anemofila); femminili riuniti a due a due su breve peduncolo. Frutto ad achenio, faggiola, lungo 1-2 cm, di forma piramidale, racchiuso in una cupola legnosa a 4 valve rivestita di aculei non pungenti. Habitat: cresce nell’intervallo altimetrico tra 600 e 1400 metri s.l.m. Nei boschi montani. Periodo di fioritura: Aprile-Maggio note: localmente la faggeta ricopre gran parte della spianata sommitale del Monte Faito e le cime più alte dei monti circostanti (800-1400 m s.l.m.). In penisola sorrentina, tuttavia, alcuni isolati e vetusti alberi di faggio crescono in basso, ad una quota di circa 600 m s.l.m., alla sommità del Monte Vico Alvano. L'abbondante crescita del faggio ha dato origine al toponimo Faito; la presenza della faggeta in questi monti ha per lungo tempo alimentato l'industria della neve, è grazie all'ombra delle chiome del faggio e alle sue foglie usate come isolante e, ovviamente, al naturale fresco della montagna che si poteva conservare fino all'estate inoltrata la neve raccolta d'inverno nelle neviere. L'importanza dei faggi in questa caratteristica industria è testimoniata nei Lattari dalla presenza di svariati esemplari monumentali, alberi maestosi che bordano le neviere più antiche, il cui taglio, per ovvi motivi, era vietato per legge. Non cresce a Capri. Il faggio riveste una certa importanza anche nell'arte di far presepi. I maestri di tradizione napoletana usano soventemente i rametti di questa essenza per simulare gli alberi delle scenografie più belle. Potrebbe interessarti: Testi consultati: 1) CAPUTO G., et al., 1994; 2) FIORI A., 1923-1925a; 3) JAHNS H.M., 1992; 4) MINELLI A. (a cura di), 2006; 5) PEPE C., SENATORE F., 2012; 6) PIGNATTI S., 1982; 7) RAMBELLI A., PASQUALETTI M., 1996; 8) RICCIARDI M., 1996; 9) TICLI B., 2007; 10) ZANGHERI P., 1976. |
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Immagini e testo a cura di Ferdinando Fontanella |
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